Quando ho letto che la band che dovevo recensire si chiamava ZiDima non avevo realizzato il suo significato da subito. Poi l’illuminazione: Zì Dima, cavolo, La Giara di Pirandello! Senz’altro il nome (e anche l’artwork se vogliamo dirla tutta) promettono già benissimo.
Gli ZiDima sono di Milano ed hanno quel sound tagliente che è un crocevia tra l’alternative rock italiano à la Massimo Volume ed il post-rock/post-metal. Insomma, non si va oltre il 2000 nelle loro sonorità, e per ciò che suonano tutto ciò è ottimo. Buona Sopravvivenza inizia con “Un Oceano Di Fiati Distrutti”, una opening che esplode subito dopo la tranquilla introduzione accentata fortemente dal basso melodioso di Cosimo Porcino, il quale si distinguerà egregiamente per tutto il corso del disco con ottime linee e bei suoni. Ne è un’altra prova il groove della seguente traccia “Inerti, Comodi E Vermi”, la quale strizza molto l’occhio a quell’ormai ventunenne “Catartica” firmato Marlene Kuntz; Trema mia carne debole calma le acque, che si tramutano poi in uno tsunami con “L’Autodistruzione”, la quale ricorda vagamente gli Stone Temple Pilots, e con “Sette Sassi”, la quale contiene sicuramente il più forte slogan dell’intero disco: “Avremmo dovuto imparare la differenza tra suonare forte e suonare bene”. Dopo i due episodi leggermente meno entusiasmanti di “Yogurt” e “Saziati”, l’album chiude con le due mine “Come Farvi Lentamente A Pezzi e Buona Sopravvivenza”, una strumentale dalle sonorità assimilabili ai Tool ed ai God Is An Astronaut. E non è poco.
Gli ZiDima si barcamenano nel sottosuolo musicale italiano dal 1999, questo è il loro secondo album, uscito dopo il primo Cobardes. Se si fossero trovati un po’ più a nord dell’Europa probabilmente a quest’ora starebbero ad aprire concerti importanti e a spostare la gente in prima fila con il loro muro di suono.
(Roberto Mencarelli)
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