Sono tornati gli Hate&Merda con un disco dal nome emblematico quanto programmatico: La Capitale del Male, ascrivibile alla loro Firenze, vero e proprio bacino di musica estrema italiana, ma non solo come scopriremo ascoltando il disco.
A poco più di un anno dal folgorante L’Anno dell’Odio, i due mascherati musicisti donano (il disco è scaricabile da subito gratuitamente) sette pezzi di indiscutibile malessere sonoro espresso sotto varie forme. Infatti, vanno ad aggiungersi al furioso stonercore, marchio di fabbrica del duo, anche influenze dark ambient e noise. Questa caratteristica rende il disco estremamente eterogeneo musicalmente, ma compatto e coeso da un punto di vista emotivo e di significato. L’apertura è affidata alla titletrack, il cui testo è un discorso di tal Stefano Santoni, personaggio sicuramente interessante per il modo assolutamente sui generis di esprimersi e di esprimere che cosa secondo lui è il male. La musica che accompagna le parole è composta da distorsioni dilatate e dilaniate, colpi furiosi di batteria, feedback che si conficcano nelle ossa. La sensazione che ne deriva è di smarrimento, confusione, paura. La successiva “Foh” è il pezzo più vicino al lavoro precedente ed è, infatti, un incalzante hardcore dritto e pesante, in cui le urla sguaiate del cantante la fanno da padrone. “L’Inesorabile Declino” si apre con le parole di una celebre scena tratta da “Il cattivo tenente”, tanto scabrosa quanto realistica. A far da provocatorio contraltare ci pensa la recita di alcuni versi del salmo 23 per poi far deflagrare il tutto in un doom-metal di rara violenza. A stupire è “In Itinere”, una suite dark ambient intensa e dilatata in cui entra il noise, ma senza mai prendere il sopravvento. Anche in questo caso alcune semplici parole tratteggiano una personalità disillusa, ferita, forse in cerca di aiuto. Rantoli demoniaci entrano lentamente in circolo nelle orecchie, portandomi a vivere una delle esperienze sonore più terrificanti che mi sia mai stata proposta. “La Capitale del Mio Male” torna con prepotenza in territori feroci e selvaggi. I suoni si fanno maggiormente metallici e destrutturati per sfociare nel noise facendo pensare a bestie sacre come i Today Is The Day. “Profondo Nero Senza Fine” si riappropria di un linguaggio sonoro riflessivo e disteso, fungendo da tetro preludio alla conclusiva “Vai Via”. La canzone è la più complessa e lunga del lotto e partendo dai consueti latrati sonici discende fino a trasformarsi in un reading sussurato per poi tornare al volume e all’intensità in un post-metal pesantissimo. Anche in questo caso l’uso del termine “canzone” è quantomai ristretto per questi 9 minuti di pura intensità emotiva e sonora.
Sembrerà quantomai sensazionalisma, ma penso che con questo “La Capitale del Male” i fiorentini possano essere annoverati tra i migliori progetti musicali italiani, non solo in campo estremo.
N.B. In buona tradizione DIY il lavoro esce per un numero importante di etichette tra le quali UTU Conspiracy, Dio Drone, Toten Schwan, Dischi Bervisti e Shove.
(Aaron Giazzon)