Altro buon lavoro massiccio, sodo e febbricitante direttamente dal sottosuolo sonico. Yard è l’official dei friulani Veuve, nome su cui si può di certo fare affidamento, trio con uno stile potente e abrasivo e un giusto compromesso tra doom, stoner, psichedelica hardly, e questo disco ne è somma e carico elettrico che fa godere appieno amanti bavosi di sonorità destabilizzanti, di climi adrenalinico/sulfurei.
Felice Di Paolo chitarra, Riccardo Quattrin voce/basso e Andrea Carlin batteria giocano davvero un bel ruolo sonico che – anche se rientra nei canoni di genere – quello che suonano lo fanno bene, mettendoci del loro e non clonando tout court, una piccola ma alta qualità stilistica che consigliamo vivamente a chi vuole ogni tanto farsi bollire il sangue a temperatura di mosto; otto momenti che tra spiritualità Sabbathiane (“Mount slumber”), oscurità a marchio Uriah Heep, (“Days of nothing, Pryp’jat”), più in basso fumi di Blue Oyster Cult (“Flash forward”), riescono alla perfezione ad innestarsi con preamboli psich di gamma come “We are nowhere”, “40.000 feet”, “Witchburner”, una subdola quanto canaglia alchimia distorta che, una volta miscelata insieme, deflagra tra bagliori e maestà divinatorie buie.
“Yard, vero colpo da maestri!”
(Max Sannella)