Secondo album per Fernando Alba, dopo “La chitarra nuova” del 2014. Torna con Nello stesso acido dopo quattro anni, per Maqueta Records e torna deciso a catturare l’attenzione del pubblico, a cominciare dall’evocativa copertina che ricalca il simbolo del pericolo d’irritazione presente su molti prodotti chimici, tra i quali – appunto – l’acido.
Il disco si apre con un’intro romantica come “Cara felicità”, che richiama molto la tradizione cantautoriale italiana, per certi accenni melodici, degli anni Settanta. Il brano successivo è la title track, che è un brano davvero dolce ed intenso, nonostante il ritornello ricordi che “siamo sciolti nello stesso acido”. “Foglie gialle” fa ballare e si inserisce nel filone del pop italiano fresco e primaverile. “Terreno inerte” è la più classica delle track, introspettiva e rilassata, con un altro testo incredibilmente all’altezza, sottolineato da una tromba che disegna la geometria del pezzo. Ombretta di Messina, prima dei protagonisti di “Italia”, ci riporta alle origini di questa cantautore siciliano cresciuto a Roma, in una narrazione musicale che arriva ad abbracciare anche Luca Barbarossa, cantautore sempre ingiustamente sottovalutato. Da qui in poi il disco sembra indebolirsi a livello testuale ma rafforzarsi da un punto di vista musicale, arrivando a toccare vette urban e prog, soprattutto in un brano “disperso” nella tracklist come “La realtà”, che tra un cambio di tempo e un cambio di sound diventa un pezzo del tutto peculiare nel panorama pop-rock italiano, arrivando a giustificare il perché del coinvolgimento di oltre cento musicisti per questo album, tra solisti e orchestre.
La cosa che più ha colpito di Fernando Alba è proprio la sua freschezza, l’impressione che si ha è quella di un personaggio non costruito, reale e naturale, capace di costruire ed interpretare un lavoro ispirato, con liriche che a tratti (“Nello stesso acido”, “Terreno fertile”) ricordano Samuele Bersani, per la capacità di costruire storie visivamente valide ma con un linguaggio per niente ricercato, piegando le parole comuni alla poesia.
(Mario Mucedola)